Il lavoro della psicoterapia
Cos’è una psicoterapia - Raccontarsi
Nella mia quotidianità, la psicoterapia è soprattutto un rapporto dialogante tra due persone, volto alla scoperta del
mistero interiore, e nel quale il livello di asimmetria – una persona cerca aiuto e l’altra lo fornisce – non è sempre così nettamente gerarchico.
È vero infatti che chi cerca un aiuto si immagina di essere preso per mano, specie se le figure genitoriali hanno annaspato tra le difficoltà dell’esistenza. Il mio compito però - per come lo intendo io - è soprattutto di incoraggiare a camminare da sé, a vedere da sé, a mettere in ordine cronologico (e logico) la storia di una vita. Il dialogo contiene una forte potenzialità trasformativa.
Mi arrivano tante pubblicità di corsi e di libri. Provo un grande disagio nell’osservare che i temi trattati riguardano la grinta, la persuasione, la capacità di avere successo, di focalizzarsi, di ottenere una leadership, ossia il comando di qualcosa. Questa non è psicologia del profondo. Se si desidera ottenere quanto sopra, è meglio iscriversi a un corso di marketing.
Lavorare pienamente sulla narrazione della propria storia è un altro tipo di lavoro: è una pacificazione con il mondo, è una riconnessione con gli aspetti umani dell’esistenza e con il senso sacro della vita. Non ha nulla a che vedere con queste rincorse al “successo” che stanno distruggendo il pianeta e le sue culture.
Psicoterapia è far riemergere le componenti fondamentali del Sé profondo, cioè sentirsi capaci di amare e di essere amati, sentirsi degni, sentirsi al sicuro e fiduciosi, sentirsi in connessione con Qualcosa di più grande che fa sperimentare una speciale completezza.
Un compito importante e impegnativo, in una vita come quella che l’umanità attuale ha impostato.
Perché ti è accaduto quello che ti è accaduto? Nessun manuale te lo dirà. Nessuno può avere la certezza del significato. Solo tu lo puoi intuire e comprendere il tuo posto nel mondo, solo tu puoi provare a cambiare. Io posso camminare al tuo fianco e aiutarti, osservando insieme a te.
Il più grande dono che potevo fare agli altri era aiutarli a rivolgersi verso il loro ritmo, al loro interno,
che imparassero a vivere, ad essere e a muoversi verso il loro punto interiore.
Trovare tempo per fermarsi, la calma per andare dentro di sé, per ascoltarsi.
Eileen Caddy
Un’ora solo per te - Come si svolgono gli incontri
Una volta la settimana è la cadenza che serve per parlare di sé e avere il tempo di rielaborare le emozioni e le immagini che si affacciano nel corso del colloquio.
Un tempo importante è dedicato ai sogni, che rappresentano una strada di approfondimento del nostro Essere e sono un prezioso aiuto per comprendere quali siano le questioni da affrontare per prime.
Spesso abbiamo l’idea che i nostri problemi sorgano da una certa relazione, o dai rapporti di lavoro o da una scontentezza generale. I sogni di solito indicano quale è il sentiero da percorrere, l’esatto itinerario, anche se a volte tortuoso, monosillabico, con qualche ritorno, non sempre rischiarato dal sole. Ma è necessario fidarsi della propria anima, dei segnali che manda, del fatto che la strada esiste.
Un prezioso aiuto è il gioco della sabbia, la sand-play therapy, di cui trovi notizie in altra sezione del sito.
Nella dimensione clinica, l’effetto al quale egli mirava era quindi
“di produrre uno stato psichico nel quale il paziente cominciasse a sperimentare uno stato di fluidità,
mutamento e divenire, in cui nulla è eternamente fissato e pietrificato senza speranza”.
Carl Gustav Jung
Città sommersa di Canopus, foto Christoph Gerigk
Quanto tempo durerà
Non si può sapere a priori per quanto a lungo occorrerà lavorare incontrandosi.
Il primo compito è comprendere quale è il problema, e spesso il problema non è formulabile fin dall’inizio.
Altre volte sì, se si tratta per esempio di un trauma ben definito. In tal caso si tratta di comprendere quale domanda ha aperto il trauma e quali pezzi devono essere ricuciti fra loro.
La natura di medico mi porta a tenere un occhio sulla guarigione: credo fortemente nell’unità fra mente e corpo.
Mentre il paziente si dibatte, non mi è naturale attendere e basta: apro molte mappe per tracciare strade, vie alternative. Ci perdiamo e ci ritroviamo, ma sempre insieme.
Il solo ascolto non è sufficiente, è solo un passaggio. Ma bisogna esserci. Tu devi esserci, devi riconoscere la terapia come la cosa più importante che stai facendo nella tua vita.
È il tempo di chiudere un rapporto di psicoterapia quando ci si sente di potersi amare e di poter amare, nonostante.
Solo psicoterapia?
Alle volte una vera psicoterapia del profondo non è necessaria. Se il momento di crisi è contingente e non richiama eventi del passato, ci si concentra sul presente e si cercano le migliori risorse disponibili nella persona, quelle che hanno già funzionato, quelle che creativamente si possono fare sorgere.
La focalizzazione mentale e alcune forme di meditazione possono essere davvero utili in questi frangenti, e possiamo avvalercene per superare il momento di incertezza.